Messa in Sicurezza e Sostenibilità sulla Procedura di Infrazione UE

Procedura Di Infrazione Commissione Europea

LA SENTENZA  DELLA  CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA DEL 2  DICEMBRE 2014 N° C-196/13 CHE  CONDANNA L’ITALIA AL PAGAMENTO DI SANZIONI PECUNIARIE PER NON  AVERE DATO ESECUZIONE ALLA CONDANNA DEL 2007 PER INADEMPIMENTO ALLE DIRETTIVE EUROPEE SUI RIFIUTI (DATI MATTM)

Con la prima sentenza, nel 2007, la Corte dichiara che l'Italia è venuta meno agli obblighi relativi alla gestione dei rifiuti stabiliti dalle Direttive relative ai rifiuti, ai rifiuti pericolosi e alle discariche di rifiuti. Nel 2013, la Commissione ha ritenuto che l'Italia non avesse ancora adottato tutte le misure necessarie per dare esecuzione alla sentenza. In particolare, 218 discariche ubicate in 18 delle 20 regioni italiane non erano conformi alla legislazione Ue; inoltre, 16 discariche su 218 contenevano rifiuti pericolosi in violazione della direttiva specifica sui questo tipo di rifiuti.

Nella sentenza del 2 dicembre 2014, la Corte UE asserisce, come noto, che l’Italia ha violato l'obbligo di recuperare i rifiuti e di smaltirli senza pericolo per l'uomo o per l'ambiente, che l'obbligo per il detentore dei rifiuti è di consegnarli ad un raccoglitore che effettui le operazioni di smaltimento o di recupero secondo le norme Ue.

L'Italia, constata la Corte, non ha garantito che il regime di autorizzazione istituito fosse effettivamente applicato e rispettato; non ha assicurato la cessazione effettiva delle operazioni realizzate in assenza di autorizzazione; non ha provveduto a una catalogazione e a un'identificazione esaustive di ciascuno dei rifiuti pericolosi sversati nelle discariche e continua, infine, a violare l'obbligo di garantire che per determinate discariche sia adottato un piano di riassetto o un provvedimento definitivo di chiusura. La Corte, fra l'altro, evidenzia che la mera chiusura di una discarica o la copertura dei rifiuti con terra e detriti non e' sufficiente per adempiere agli obblighi derivanti dalla direttiva "rifiuti".

Secondo i giudici comunitari, gli Stati membri sono tenuti a verificare se sia necessario bonificare le vecchie discariche abusive e, all'occorrenza, sono tenuti a bonificarle. In questo caso, si ricorda all'Italia, il sequestro della discarica da bonificare e l'avvio di un procedimento penale contro il suo gestore non costituiscono misure sufficienti. In altri termini, l'Italia deve garantire che le discariche sequestrate siano anche, effettivamente, bonificate. La Corte UE rileva che alla scadenza dei termini, i lavori di bonifica erano ancora in corso; agli altri siti, la Corte constata che il governo italiano non ha fornito alcun elemento utile a determinare la data in cui i lavori di bonifica sarebbero stati eseguiti.

Per cui oltre a una somma forfettaria di 40 milioni di euro, la Corte ha inflitto all'Italia una penalità di 42,8 milioni di euro per ogni semestre di ritardo nell'attuazione delle misure necessarie a dare piena esecuzione alla sentenza del 2007. In altre parole, l'Italia dovrà continuare a pagare fino a quando continuerà la permanenza in stato di infrazione. Da quest'importo saranno detratti 400.000 euro per ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi e 200.000 per ogni altra discarica che nel frattempo sarà stata messa a norma.

 

 

 

 

Torna all'inizio del contenuto