Una banca dati per la legalità, contro le infiltrazioni mafiose negli appalti
Al fine di individuare chi abbia commesso reati contro PA o ambiente, togliendo dalle mani delle ecomafie la filiera dei rifiuti e le bonifiche ambientali
un software che permetta di effettuare bonifiche ambientali, presto e bene, impedendo le infiltrazioni mafiose e criminali negli appalti pubblici.
Questo il modello realizzato dai Carabinieri della struttura del Commissario Straordinario per le bonifiche delle discariche abusive.
La filiera della gestione dei rifiuti, delle discariche e dei siti contaminati è, infatti, in Italia a tutt’oggi una delle più «inquinate» dalla criminalità organizzata, come confermano, sia l’ultima relazione della Direzione Nazionale Antimafia (DNA), che il recente rapporto semestrale della Direzione Investigativa Antimafia.
"Il Nostro compito è fare bene ma velocemente e ci siamo avvalsi di una serie di protocolli, con gli enti di controllo e le forze investigative al fine di uniformare le condotte e rendere unico il flusso di dati, infatto con l’analisi delle diverse banche dati istituzionali ed il loro riversamento in un unico database, siamo riusciti a individuare l’alto tasso di permeabilità degli appalti pubblici alla malavita organizzata. Facendo emergere, così, anche se in un campione limitato, l’altra faccia del crimine d’impresa. Costituito da coloro che – tra professionisti, tecnici e società – si sono macchiati di reati e delitti contro la Pubblica Amministrazione e l’ambiente."
queste le parole del Commissario Gen. Vadalà che continua
«Almeno 70 soggetti a vario titolo impegnati come progettisti, direttori dei lavori, aziende, avevano già commesso ben 128 reati contro la Pubblica amministrazione e 32 contro l’ambiente. Nella fattispecie per inquinamento ambientale, omessa bonifica e traffico illecito di rifiuti ambientali. Su 39 siti da bonificare investigati, abbiamo riscontrato diverse irregolarità. Tanto che abbiamo inviato 23 rapporti alle Procure».
Inoltre, sottolinea il commissario, «grazie al protocollo avviato con la Direzione Nazionale Antimafia, su 21 casi analizzati, la stessa DNA ha emesso 9 atti d’impulso, per affidare gli approfondimenti di indagine alle Direzioni Distrettuali Antimafia competenti».
Dati che confermano l’esistenza della cosiddetta zona grigia,appurata anche nelle ultime eclatanti indagini delle DDA . Anche se l’affinamento del metodo investigativo, forse per la prima volta nel nostro Paese, è riuscito a creare un meccanismo di controllo tale da poter prevenire altri illeciti. Riuscendo, al contempo, a realizzare il ripristino di 41 siti e discariche illeciti contro gli 81 per cui l’Italia sta ancora pagando sanzioni all’Europa. «Cosi facendo la sanzione è scesa da 42,8 milioni di euro a 9,6 ogni sei mesi, siamo a metà dell’opera – spiega il commissario Vadalà – Contiamo di completare i lavori e restituire i siti bonificati e messi in sicurezza ai cittadini, entro il 2022».
a non basta. «L’attenzione deve essere altissima. Bisogna impedire che le imprese che hanno concorso a creare l’inquinamento possano poi partecipare alle gare per la bonifica». Parole di Federico Cafiero De Raho, Procuratore Nazionale Antimafia, proprio alla presentazione dei risultati della banca dati per la legalità. «Non tutte le imprese sono colluse, ma di certo nell’ambito ambientale la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra si muovono con grande spregiudicatezza». Per rafforzare le azioni di contrasto, sottolinea Cafiero De Raho, «occorre colmare, ancora, alcuni vuoti legislativi».
«Bisogna trasformare in delitti almeno due reati dell’attuale testo unico ambientale, che sono spia dell’azione mafiosa. L’attività di gestione di rifiuti non autorizzata, prevista dall’articolo 256. E il traffico illecito di rifiuti previsto dall’articolo 259».
così il Ministro Costa:
«È importante modificare la norma sulle bonifiche per renderla vigorosa, concreta e veloce. Ringrazio il Generale Vadalà e tutta la task force per l’opera preziosa che deve diventare l’ordinarietà. Ma se siamo stati siamo costretti a nominare dei commissari, vuol dire che la norma in vigore non funziona, così abbiamo pensato di cambiarla, e per gestire questo passaggio è stata istituita, all’interno del dicastero, una nuova direzione destinata alle bonifiche ambientali. In questo modo il ministero dell’Ambiente sarà già pronto ad accogliere le novità legislative».
si rimanda per una lettura più approfondita all'articolo su VALORI.IT a firma di ROSY BATTAGLIA